Streghe & Vampiri: “Stria” di Giovanni Beani


La notte delle streghe e dei vampiri

Il racconto “Stria” è stato pubblicato nell’antologia della Prima edizione del Premio Letterario Streghe & Vampiri organizzata da Giovane Holden Edizioni in collaborazione con la Associazione Culturale “I soliti ignoti”.

Stria

La situazione economica del momento non è delle migliori.

Neppure la mia attuale situazione è delle migliori.

Mi ritrovo a guardare il soffitto scuro di una specie di soffitta, umida, sporca e maleodorante. Ormai ho contato più e più volte i fori delle travi in legno. Fori prodotti dal tempo o dai tarli? Ma che razza di domanda? In una situazione come questa mi affiorano alla mente domande così imbecilli?!? Mentre me ne sto qui, sdraiato su un lungo tavolo di legno, duro come il granito, con gli occhi spalancati verso l’alto?!? Mentre sono bloccato, come imprigionato da enormi catene invisibili, eppure del tutto rilassato?!?

Solo qualche ora fa mi trovavo in viaggio per Oristano. Avevo con me un bel libro sulle tradizioni e le leggende della splendida isola di Sardegna, e mi pregustavo già una rilassante vacanza di un paio di giorni. Avevo infatti deciso di fermarmi sull’isola dopo la conferenza dei giovani industriali che si sarebbe svolta nel pomeriggio presso il Palace Hotel. Mio padre ormai ha deciso di andare in pensione e ha lasciato a me la gestione della sua ditta. A me?!? A me che ho sempre avuto una visione del mondo molto… particolare, diciamo così, e ora invece mi ritrovo con varie decine di operai da gestire e… comandare. Mah, speriamo solo di riuscire a combinare qualche cosa di buono, magari con l’aiuto di chi dice di sapere cosa va fatto, specialmente in un periodo come questo, che non può certo definirsi positivo perlomeno dal punto di vista economico. Ecco perché penso che queste conferenze potrebbero essermi di aiuto ed ecco perché sono venuto qui nella magica terra di Sardegna.

E, durante il viaggio, leggevo il libro che descriveva le bellezze architettoniche (che mi hanno sempre affascinato) da visitare nella città di Oristano: il Palazzo Arcivescovile, edificato dai Piemontesi, che conserva all’interno una scultura di Filippuccio, una Madonna con Bambino; la torre di Mariano II che risale al 1290; lo splendido (vedendo la foto nel libro) Duomo di Oristano in stile bizantino risalente al 1130; ecc.

Lo leggevo con lo spirito appassionato del turista, sfogliando velocemente le pagine con le dita, mentre gli occhi scansionavano le lettere e le immagini con vera e proprio ingordigia di conoscenza. Poi, di un tratto, mi fermai di colpo. Il testo parlava di una leggenda sarda, una leggenda su strane creature che abitavano l’isola. L’autore del libro spiegava che il nome di questi esseri cambia a seconda della zona dell’isola in cui ci si trova. Si parla sia di Surbile, sia di Koga oppure di Stria, tre termini differenti, che indicano però la stessa orribile creatura: la “strega-vampiro” sarda. La foto, in bianco e nero, che accompagnava lo scritto, raffigurava tre anziane donne nel buio di una stanza, sedute attorno a un grande tavolo su cui era poggiato un piatto di ferro. Dentro al piatto c’era del fuoco, la cui luce creava ombre misteriose sulle pareti e sui volti aggrinziti delle vecchie.

Avrei voluto continuare a leggere di questa leggenda, ma ormai il taxi era arrivato al Palace Hotel. Il tassista, gentilissimo e con il classico accento sardo, aveva già scaricato la mia valigia e in poco tempo ero nella mia confortevole camera, la numero 7.  Dopo una doccia rilassante e un taglio di barba col rasoio elettrico, mi infilai nel mio vestito scuro e scesi nella hall dell’Hotel. Era già tutto pronto per le conferenza. Una grande sala con una  moltitudine di poltroncine rosse erano lì in attesa dei giovani industriali. Mi sedetti in prima fila, visto che ancora non erano molte le persone presenti e attesi, trastullandomi le dita delle mani, e rimpiangendo il fatto di aver lasciato nella camera il libro. Avrei potuto andare avanti con la lettura della leggenda sarda sulla strega-vampiro.

Finalmente ebbe inizio la conferenza con l’introduzione del giovane presidente uscente, che parlava dell’attuale brutta situazione economica, ma che si dichiarava certo che, grazie allo sforzo di tutti e con il cambiamento di alcune modalità nella gestione dei dipendenti, saremmo riusciti a uscirne a testa alta (mah, non ero del tutto convinto della cosa, ma tentar non nuoce). Introdusse quindi il nuovo presidente. Si trattava di una giovane donna: Letizia Bramanti. Fece il suo ingresso da una piccola porta sulla destra e apparve, proprio davanti a me, una… donna stupenda. Lunghi capelli neri, appena ondulati, una carnagione scura che risaltava ancora di più grazie al  contrasto con il lungo vestito bianco e attillato che le lasciava le spalle scoperte e metteva in mostra un’intrigante scollatura che rendeva le sue forme ancora più sensuali. Dopo che si fu posizionata davanti al microfono riuscii a vederla in viso. Un viso praticamente perfetto, leggermente ovale con un naso pronunciato e labbra rosse come il fuoco, gli occhi neri ancora più dei capelli. Occhi in cui, in quel medesimo istante, mi sono perso, come affogando in un mare notturno e misterioso, ma caldo e accogliente. Lei parlava, sicura, guardando un po’ tutti i presenti, ma quando i suoi occhi si fermavano, anche solo un attimo su di me, una specie di scarica elettrica mi correva lungo la spina dorsale ed ero certo che il suo sguardo cambiasse, divenendo più intenso. Mi stava mandando dei messaggi silenziosi? Anche lei si era accorta di me? Era quello il famoso colpo di fulmine?

Alla fine della conferenza avrei voluto farmi avanti e presentarmi, ma il suo staff la portò via immediatamente a causa di un ulteriore impegno. Prima che uscisse dalla stanza, un altro dei suoi sguardi mi colpì, come Cupido colpisce con le sue frecce micidiali.

Tornato in camera avevo ancora dentro di me il suo sguardo, come se lei stesse continuando a osservarmi, ma dall’interno. Così, anche per distrarmi, ripresi a leggere il testo del mio libro e scoprii che le streghe-vampiro non sono facilmente riconoscibili in quanto nessun tratto dell’aspetto esteriore le caratterizza. Chiunque potrebbe essere una strega-vampiro. Inoltre, le streghe-vampiro, riescono a volare trasformandosi in pipistrelli (proprio come i vampiri appunto) e a penetrare nelle case passando dalle toppe delle serrature. Ecco perché non è raro vedere in Sardegna serrature ermeticamente chiuse con della cera vergine. Un’altra cosa che mi aveva incuriosito su questa leggenda era il fatto che si narrava che la strega-vampiro non sapesse contare oltre il 7 (che coincidenza! Il numero 7 come quello della mia stanza in hotel), arrivata a contare a 7 avrebbe ripreso dall’inizio. Che cosa strana le leggende popolari pensai.

Ebbi un sussulto. Stavano bussando alla porta della mia camera. Mi ripresi subito, sorridendo di me stesso. Aprii e mi trovai di fronte il fattorino del Palace Hotel che mi consegnò una piccola busta chiusa. Gli detti una mancia ringraziandolo. Chiusi la porta e, con le spalle, mi ci appoggiai aprendo incuriosito la bustina. Conteneva un biglietto rosa, profumato, un odore intenso, pungente, che mi salì dalle narici sin dentro la testa. Sul biglietto, con una calligrafia molto ricercata e sicuramente femminile, c’era scritto: “Vediamoci per cena, stanza 3. Letizia”. Era lei. Lei che mi aveva inviato messaggi con lo sguardo. Lei che mi aveva invitato a cenare nella sua stanza.  I brividi lungo la spina dorsale tornarono di nuovo.

Iniziai subito a prepararmi. Ma feci talmente in fretta che era ancora troppo presto per la cena. Ripresi perciò a leggere il mio libro. Iniziava a parlare più in dettaglio delle streghe-vampiro. E la cosa che mi fece raggelare il sangue era la descrizione di che cosa facessero questi mostri, tanto che ricordo alla perfezione le singole parole: “La strega-vampiro colpisce i bambini appena nati, che ancora non hanno ricevuto il sacramento del battesimo o lo hanno ricevuto da poco. In ogni caso aggredisce piccole creature che si trovano ancora in uno stato di impurità, cioè che si collocano ancora fuori dalla realtà sociale, in quanto non riconosciuti dalla religione.”

I miei occhi sono sempre spalancati verso lo scuro soffitto di questa specie di soffitta, umida, sporca e maleodorante. Il mio corpo inerme è sempre sdraiato su questo lungo tavolo di legno, duro come il granito. Ma ora, sopra di me, c’è lei, Letizia. Si trova a cavalcioni sul mio corpo, con il vestito sollevato sopra le ginocchia e la schiena perfettamente dritta. Sento il suo peso su di me. Mi guarda intensamente. Adesso però i suoi occhi neri mi appaiono più come una palude melmosa, piena di petrolio, anche se la mia mente continua ad affogarci dentro. La sua bocca, con labbra carnose dipinte con un rossetto color rosso sangue, si apre, si spalanca in modo osceno e… il mio sangue smette di scorrere nelle vene. I suoi denti sono gialli, sporchi. Due lunghi canini affilati puntano verso di me, verso il lato sinistro del mio collo. Lei si abbassa. La scollatura del vestito si apre e le vedo il seno nudo. Sono eccitato e terrorizzato. Sento la pelle del mio collo lacerarsi, mentre i suoi lunghi denti penetrano lentamente. Chiudo gli occhi e ascolto il mio sangue che comincia a fluire fuori dal corpo. La mia macabra metamorfosi è iniziata.

Giovanni Beani @ 2010

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *