Una Giornata… Esorcizzante di Giovanni Beani 2


Madonna ImprunetaCi sono momenti in cui la vita ci crea muri più o meno alti da superare. A volte si trovano degli appigli a cui appendersi per aiutarsi nella scalata. A volte questi appigli crollano sotto il nostro stesso peso, ma non è detto che assieme a loro siamo destinate a sprofondare in basso anche noi.

Nonostante tutto e nonostante i muri che dobbiamo superare con tutto l’impegno possibile, ci sono momenti in cui è bello sentirsi e farsi sentire vicino agli altri, specialmente ad amici veri, trasformando quindi noi stessi in più o meno grandi appigli. In alcuni momenti cruciali della vita, la presenza fisica di un amico da abbracciare e stringere a sé diviene molto più importante di tante parole o belle frasi dette da… lontano. Ecco perché lo scorso sabato sono andato a portare la mia vicinanza a un caro amico che aveva perso la madre. E sono stato felice che questo mio piccolo gesto sia stato considerato davvero “speciale” da chi lo ha ricevuto. In fondo un piccolo viaggio in auto e seguire con attenzione una messa funebre non è che costi molto. Sarà per questo che poi il resto della giornata è stato, per me, davvero speciale.

Passata l’emozione della cerimonia e salutato con un forte abbraccio l’amico, con le lacrime che velavano gli occhi, e visto l’orario ormai tardo per rientrare a casa, abbiamo deciso, Paola e io, di andare a pranzo in un locale nel centro di Firenze. Ma il sabato, e con il sole, diventa davvero difficile riuscire a entrare in centro a Firenze e trovare anche parcheggio, per cui, casualmente, all’ultimo momento abbiamo deciso di andare verso la zona più alta della città, prendendo un aperitivo a Piazzale Michelangelo.

Aperitivo scarso qualitativamente e al contempo molto costoso, ma non c’è prezzo per riempire gli occhi di una visione davvero fantastica della città dei Medici. Finito l’aperitivo controllo sul mio smartphone se c’è in zona qualche osteria consigliata, giusto per mangiare un buon piatto. Ne trovo una che mi ispira, si trova nei pressi di Impruneta che è comunque poco distante. Saliamo di nuovo in auto e ci avviamo verso Impruneta attraversando verdissimi viali alberati contornati da Ville stupende che ti fanno riflettere sul reale momento di crisi economica che stiamo vivendo (‘Forse non tutti!’). Arrivati quasi sul posto, grazie alla tecnologia dei navigatori satellitari, all’ultimo momento, come preso da un momento di raptus del guidatore, invece che voltare a destra a un incrocio stradale, decido, così, casualmente, di proseguire verso il centro di Impruneta: <<Ormai siamo qui, andiamo direttamente in paese!>> penso ad alta voce.

Ed eccoci, dopo solo qualche minuto, arrivati nella piazzetta centrale di Impruneta. Trovo parcheggio proprio attorno alla piccola piazza (dove per altro ci sono i banchi del mercato settimanale). Scendiamo e entriamo in un locale che si affaccia proprio sulla piazza. Ci sediamo e pranziamo (un ottimo filetto con funghi porcini, non riuscendo a comprendere totalmente i francesi del tavolo accanto che ordinano tutti piatti a base di pesce).
Intanto il mio sguardo è attirato dalla Chiesa di Impruneta, una bella chiesetta risalente al 1060, anche se, nel tempo, poi modificata e ristrutturata più volte, e consacrata alla Madonna. Certo la mia attenzione era attratta dalla bellezza della facciata con i portici (costruiti dalla Compagnia delle Stimmate di San Francesco di Firenze), ma sopratutto dal grande quadrante dell’orologio sulla sinistra, in cima alla torre medioevale (adoro da sempre gli orologi, forse perché il loro scandire il tempo mi rende bene l’idea delle cose che passano con un battito delle ciglia e che possiamo perdere per sempre), ma anche da un certo numero di persone che si stava radunando davanti al portone ancora chiuso. ‘Mah sarà che stanno aspettando si apra il piccolo museo interno’ ho pensato tra me e me, dicendo invece ad alta voce: <<Beh poi visitiamo la chiesa che non ho mai visto.>>. Mi piace molto la visita dei luoghi antichi, specialmente delle chiese che hanno sempre qualche simbolo nascosto qua e là o qualche opera d’arte che merita di essere vista.

Infatti terminato l’ottimo pranzo, ci siamo avviati verso la chiesa attraversando a piedi la piazza di Impruneta. Nel frattempo i portoni della chiesa erano stati aperti e le persone in attesa entrate. All’ingresso della chiesa Paola si volta dicendomi: <<Sento parlare. C’è la Messa. Non possiamo entrare!>>. <<Dai ci fermiamo in fondo e intanto diamo un’occhiata. Ormai siamo qui.>> rispondo. Quindi entriamo ed effettivamente c’era il prete alla sinistra dell’altare che stava parlando e la prima parola che sentiamo è: “Esorcizzo…”! Con Paola ci scambiamo uno sguardo incredulo. Mai avevamo sentito questa parola pronunciata in una chiesa e per di più da un prete sull’altare.

Rimaniamo in ascolto e il prete prosegue: <<Esorcizzo te, creatura dell’acqua, nel Nome di Dio Padre onnipotente e nel nome di Gesù Cristo, suo Figlio e nostro Signore, e con la potenza dello Spirito Santo perchè tu diventi acqua esorcizzata per mettere in fuga ogni potenza del Nemico e possa sradicare e schiantare lo stesso Nemico con i suoi Angeli ribelli per mezzo del potere dello stesso Signore Nostro Gesù Cristo, il quale verrà a giudicare i vivi e i morti e il mondo col fuoco. Amen.>>. Rimango, anzi rimaniamo entrambi, a bocca aperta: un rito di esorcismo in chiesa?!

I miei occhi si spostano e vedo pacchi e pacchi di bottiglie di acqua minerale ai lati della chiesa sotto i piccoli altari laterali, sia a destra che a sinistra. Una cinquantina di persone occupavano le prime file dei banchi della chiesa. Lì per lì non vedendo cosa ci fosse davanti al prete ho pensato stesse facendo un esorcismo a qualcuno, ma poi lui ha proseguito esorcizzando il sale e tutti i presenti in chiesa. Alla fine si è spostato al centro, davanti all’altare principale, due giovani vestiti normalmente in jeans e maglietta gli si sono posti ai lati, un passo avanti al prete, e quindi varie persone si sono disposte in fila indiana di fronte a lui a una distanza di circa 5 metri, quasi come per ricevere il sacramento della comunione. Ma non si trattava della comunione. Il prete infatti imponeva la sua mano destra sulla fronte della prima persona, che nel frattempo si era fatta avanti, e, a bassissima voce, pronunciava una sorta di preghiera. Probabilmente si trattava di una specie di protezione, di un esorcismo personalizzato! Sotto un poco di insistenza da parte di Paola, ho deciso di accodarmi come ultimo della fila. La ragazza davanti a me, quando è toccato il suo turno si è avvicinata al prete e appena lui ha alzato la mano sulla fronte della ragazza questa ha ceduto sulla gamba sinistra ed è stata prontamente sostenuta dai due ragazzi che erano ai lati del prete (‘Ecco perché stanno lì!’).

Poco dopo toccava a me. Mi sono avvicinato al prete con rispetto e un po’ di timore, chinando leggermente la testa. Lui ha sollevato il braccio e ha posto la sua mano destra vicino alla mia fronte, ma senza toccarla. Anche da lì vicino non riuscivo a comprendere le parole che diceva. Poi con le punta della dita mi ha toccato la fronte e ho sentito il calore della sua mano. Ma il momento che rimarrà indelebile nella mia mente è quando con pollice e mignolo mi ha stretto le tempie! Non saprei descrivere la sensazione che ho provato, quasi un misto tra timore e gioia. Il suo pollice ha quindi strusciato sul mio sopracciglio destro ed è andato a fare un segno sulla fronte; pensavo facesse il segno della croce, ma no, era altro, qualcosa di non ben definito. Ha poi allontanato la mano dalla mia fronte continuando nella sua preghiera (se di questa si trattava), poco dopo ha fatto un passo indietro e, sorridendo, mi ha detto: <<Sei bravo!>>.

Mi sono allontanato e lui, in totale silenzio, è uscito entrando nella sagrestia. Sono rimasto qualche istante in silenzio ripensando a cosa fosse davvero accaduto poco prima: ‘Sono stato esorcizzato?! Io?! Veramente?!’. Prima di uscire dalla chiesa ci siamo fermati per acquistare un piccolo ricordo della chiesa, ma sopratutto della giornata, e abbiamo subito notato che tra i vari libri e libercoli in vendita ce ne erano molti sui malefici, su Satana, sugli esorcismi ecc. Tra le tante cose presenti ho scelto un mattoncino rosso, su cui è stata fondata Impruneta, con sopra l’immagine di Santa Maria dell’Impruneta e l’ho mostrato all’anziana signora, che si trovava dietro il banco, per pagare.

La signora mi ha immediatamente detto: <<Questo è il mio oggetto preferito tra tutti quelli presenti qui!>>. Le ho sorriso e abbiamo approfittato della sua battuta per chiederle a cosa avevamo appena assistito dicendole che eravamo arrivati lì a Impruneta per puro caso e per puro caso eravamo entrati in chiesa. Ci ha spiegato che Don Luigi è il parroco di Impruneta, ma è sopratutto uno dei pochi esorcisti e che ogni tanto, in base anche alle richieste della gente, celebra questo rito di protezione sulle bevande, i cibi e le persone stesse. Terminando con il dirci che se eravamo arrivati lì e avevo anche partecipato al rito non era per caso perché: <<Mai nulla è per caso!>>.

Sorridendole le ho risposto: <<Questa è la mia frase preferita!>>.

 


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2 commenti su “Una Giornata… Esorcizzante di Giovanni Beani

  • Rodolfo Borghetti

    Se le ultime parole hanno credito anche il racconto viene accreditato oltre alla buona qualità del racconto, che è suggestivo, bene e compiutamente esposto, con interessanti osservazioni. Il mio giudizio è molto positivo e sia il contenuto che esce da ogni schema che lo stile e il modo come viene descritto ritengo siano al livello di bravo narratore. ciao Giò

  • Luciano

    Bella cosa (e ben scritta). Che dire, se mi ha dato sollievo uno sciamnano del deserto di Gobi, perché no un prete esorcista dell’Impruneta? Ci sono più cose stotto questo cielo… Ah, mi sono sentito parecchio in colpa per il poco tempo che riesco a dedicare agli amici e alle persone a cui voglio bene.
    Grazie
    Luciano